11 gennaio 2014

Giornata globale di solidarietà con la Siria: oggi alle 14 in Piazza del Nettuno


L'evento su Facebook


LA SIRIA E’ ANCHE QUI


Bologna 11 gennaio- Giornata Globale di solidarietà con la Siria

 Chiediamo la fine dell'assedio,
 il cessate il fuoco, lo stop alla fornitura di armamenti a tutti gli attori armati, degna accoglienza per  profughe/i e richiedenti asilo
che fuggono da una guerra che è un massacro di civili.



In Siria è iniziato il quarto anno di guerra, il 1 gennaio la popolazione sopravvissuta si è svegliata con i bombardamenti, gli stessi che vanno avanti da quando è iniziata la repressione del marzo del 2011.
Solo nel 2013 sono stati uccisi più di 41.000 civili tra cui un numero enorme di bambine e bambini, tre anni di violenze con almeno 120 mila morti.
Il regime si accanisce sulla popolazione con sempre nuovi tipi di armi tra queste le bombe barile che seminano morte e distruzione ovunque, lasciando anche tanti mutilati.

L'Occidente ha sbandierato la propria “vittoria” sulle armi chimiche portate via per mare ad Assad. Ma ciò non impedirà alle bambine e bambini siriani di morire o rimanere orfani o invalidi per sempre per i bombardamenti, gli attacchi dei cecchini delle varie fazioni, la fame, il freddo, la mancanza di cure, cosa che non sembra  interessare le potenze occidentali.
Questo atteggiamento ci indigna profondamente come cittadine europee!

Gli sfollati ormai 8 milioni, aumentano giorno per giorno, sono costituiti per la maggior parte da donne, bambini, anziani, ammassati in tende che non li proteggono dal freddo intenso, in totale isolamento, difficili da raggiungere con aiuti umanitari.
I profughi sono ormai circa 2 milioni 500.000 .
E' un disastro umanitario senza fine!

Da un lato il regime si accanisce con ogni mezzo contro i civili massacrandoli e costringendoli a fuggire, dall'altro squadroni armati di fanatici islamisti seguaci di Al Qaeda come l'ISIS (stato islamico dell'Iraq e della Siria o del Levante) e altri gruppi rivali, per la maggior parte provenienti da fuori, conducono in Siria una loro guerra parallela arrivando a sequestrare e massacrare  ferocemente medici, giornalisti e civili per seminare il terrore.
Di fatto regime e ISIS sono due facce della stessa medaglia, sono la fonte delle sofferenze e atrocità che le siriane e i siriani subiscono ormai inermi.
Le opposizioni moderate, laiche o islamiche, anch'esse armate, non sono unite fra loro e sono incerte se partecipare ai “colloqui di pace” a Ginevra con la presenza di Assad.

I prigionieri politici del regime già numerosissimi prima, con la repressione iniziata nel marzo 2011, sono aumentati vertiginosamente con 200.000 reclusi e recluse dal 2011.
In queste carceri su donne e minorenni si pratica sistematicamente lo stupro e le donne  partoriscono in carcere senza assistenza e molte di loro muoiono.

A questa tragedia che tocca tutte/i coloro che fuggono dalle guerre si aggiunge l'indegna accoglienza che ricevono nei CIE e anche nei CARA (Centri di accoglienza richiedenti asilo) come denunciato e documentato da testimoni. Episodi di corruzione, sfruttamento della prostituzione, criminalità, umiliazione e violazione della dignità sono all'ordine del giorno.
Tutto questo accade sotto l'ombrello della famigerata legge Bossi/Fini che con la repressione ha preteso di risolvere un problema come quello dell'emigrazione sempre esistito e aggravato da situazioni di miseria e soprattutto dai diffusi focolai di guerra.

Denunciamo l'uso sistematico dello stupro, come arma di guerra  da parte degli attori armati. IL CORPO DELLE DONNE E’ ANCORA UNA VOLTA CAMPO DI BATTAGLIA E BOTTINO DI GUERRA PER INFLIGGERE CASTIGO E OFFESA AL NEMICO  E SEMINARE TERRORE.

Nella nostra ricerca di contatti e relazioni significative, abbiamo ascoltato testimonianze che ci hanno fatto capire quanto  sia diventata grave e senza via d’uscita la situazione in Siria. Su quel movimento laico e pacifico che manifestava nelle piazze e per le strade delle belle città della Siria si è scatenata la repressione feroce da parte del regime che ha fatto 3.000 morti in poco tempo.Il rumore delle armi ha coperto ogni voce di aspirazione a libertà e democrazia, mentre i giochi politici internazionali e dei paesi confinanti hanno contribuito a fomentare il conflitto armato con le loro scelte di campo, l’aiuto scellerato in armi a tutti gli attori armati e l’uso del dramma siriano per equilibri strategici e geopolitici. Intanto ad Aleppo come in altre città, come fu a Sarajevo, la popolazione si reca al mercato in cerca di cibo, malgrado i cecchini e i bombardamenti sempre in agguato, per affermare il valore della vita e della sopravvivenza nonostante le vittime quotidiane. Come in tutti i conflitti armati!

 E’ necessaria la creazione di corridoi umanitari per portare aiuti di prima necessità in un paese dove manca tutto, dove si muore di assedio, si muore di fame sotto gli occhi indifferenti della comunità internazionale.

Noi Donne in Nero saremo a Ginevra il 21 al Summit intitolato “Women lead to peace” con la presenza delle donne siriane testimoni della tragedia del loro paese e il 22 in occasione dei colloqui GINEVRA 2 insieme alle donne di Codepink e altre associazioni, organizzeremo forme dimostrative per esprimere il nostro appoggio alle donne siriane e affermare che colloqui di pace che non prevedano la presenza delle donne non potranno dare buoni risultati, colloqui di pace che vedano la presenza di soli attori armati sono destinati a fallire, c'è bisogno di costruttrici e costruttori di pace quando si vuole davvero uscire dalla guerra.
Dal Syrian Women Forum for peace:

Le voci delle donne devono essere incluse nel processo di pace, non solo perché sono vittime di guerra, ma anche, cosa più importante, perché le donne sono i costruttori di pace più efficaci. Nel conflitto gli uomini hanno preso le armi, mentre le donne hanno tenuto insieme le comunità. Le donne sono diventate più forti e meglio attrezzate a svolgere un ruolo chiave nel garantire la pace vera.

Mouna Ghanem, fondatrice, Forum delle Donne Siriane per la Pace

Donne in Nero Bologna





     

                           
                                                                                                                     
 


Siria: senza le donne non ci sono tavoli di pace

Dal blog delle Donne in Nero - Italia


 
Le voci delle donne devono essere incluse nel processo di pace, non solo perché sono vittime di guerra, ma anche, cosa più importante, perché le donne sono i costruttori di pace più efficaci. Nel conflitto gli uomini hanno preso le armi, mentre le donne hanno tenuto insieme le comunità. Le donne sono diventate più forti e meglio attrezzate a svolgere un ruolo chiave nel garantire la pace vera.

Mouna Ghanem, fondatrice, Forum delle Donne Siriane per la Pace

 

Negli ultimi anni, accordi di pace in paesi diversi sono crollati ad un ritmo allarmante. La ricerca e l'esperienza sono sempre più rivolte ad una spiegazione - la mancata inclusione di una vasta gamma di parti interessate, in particolare le donne, nei processi di pace.

Quando solo coloro che hanno partecipato al conflitto armato sono chiamati al tavolo delle trattative, ciò che troppo spesso emerge è una tregua armata in cui le voci della maggioranza, e in particolare le donne, non si sentono.

Basandosi su decenni di lotta contro la guerra e contro i tentativi di imporre una "pace" basata sulla volontà di gruppi armati, le donne colombiane della Ruta Pacifica hanno espresso il loro rifiuto di questa situazione con le parole "Né guerra che ci uccide, né pace che ci opprime ". Quelle parole risuonano con tutti coloro i cui destini sono determinati in trattative da cui sono esclusi.


L'esclusione delle donne siriane dal processo mina non solo la promozione e protezione dei diritti umani delle donne, ma riduce anche le possibilità di una pace sostenibile e lo sviluppo futuro per tutti i siriani.
 


Quindi, accogliamo e aderiamo all'iniziativa lanciata da CodePink e di altri gruppi di donne, siriane e internazionali, per un incontro di donne per la pace in Svizzera 20-22 gennaio 2014.