26 agosto 2010

La commemorazione del 15° anniversario del genocidio di Srebrenica








Di Patricia Tough





Quest’anno un gruppo di Donne in Nero provenienti da Roma, Napoli e Bologna ha partecipato alla commemorazione del 15° anniversario del genocidio di Srebrenica insieme alle Zene u Zrnom di Belgrado conclusasi con la sepoltura di 750 delle vittime che, ritrovate nelle fosse comuni, hanno potuto essere ricomposte nei centri di identificazione attraverso un lavoro certosino che vede la partecipazione di più figure professionali e l’impegno delle/i superstiti.

La relazione con le Zene Srebrenice (Donne di Srebrenica) si è andata costruendo e poi consolidando con la partecipazione di Nura Begovic a una serie di iniziative da noi organizzate a Bologna che ha fatto conoscere la loro storia e le loro attività in vari luoghi della città.

Nel corso di tali incontri è nata l'idea di metterle in relazione con Nedda Alberghini dell'associazione "Le case degli Angeli di Daniele", che non solo ha assegnato loro nel 2009 il premio annuale che da alcuni anni viene generalmente dato a donne che si sono particolarmente distinte per il loro impegno umanitario e sociale, ma ha generosamente donato alla loro associazione una casa bella e adatta alle attività che queste donne svolgono (la vedete nella foto).

Le Zene Srebrenice depositarie, in un certo senso, della memoria del genocidio, in modo laico, senza interferenze religiose, ogni 11 del mese organizzano una manifestazione di donne a Tuzla con striscioni ricamati con i nomi di tutte le vittime. Sostengono in particolare le donne e le famiglie che devono passare attraverso le fasi del riconoscimento dei resti dei propri cari (spesso l'intera famiglia), viaggiano con loro nei luoghi dei massacri, le assistono nel centro di identificazione svolgendo un lavoro faticoso ma importantissimo alla ricerca di memoria, verità e giustizia come in tanti altri luoghi del mondo.

Queste donne che meritano tutta la nostra ammirazione finalmente, per merito dell’Associazione “Le case degli angeli di Daniele”cui anche noi siamo grate, hanno una sede in cui svolgere il loro fondamentale lavoro anche fornendo ospitalità a coloro che ne hanno bisogno.
La nostra presenza lì, a differenza delle ZUC che ne fanno un aspetto fondamentale della loro politica, rappresenta una forma di solidarietà e sorellanza non organizzata, un attestazione del fatto che non dimentichiamo e siamo al fianco delle Zene Srebrenice e delle ZUC .

Le ZUC lottano per una memoria giusta e condivisa, per la giustizia e soprattutto per mettere in atto in maniera effettiva quel "non in nostro nome" tanto usato anche da noi, ma che nel loro caso diventa assunzione di responsabilità e una richiesta di perdono anche per gli altri. Il significato della loro lotta è “non dimenticare” assieme alle donne di Srebrenica , accompagnandole lungo il cammino della giustizia e della verità, anche partecipando ai processi ai criminali di guerra insieme alle parenti delle vittime (vedi libro sul processo agli Scorpioni di Jasmina Tesanovic).
Tutto questo non ci impedisce di dare un giudizio sulla cerimonia: ci preoccupa l'eccessiva connotazione religiosa che la caratterizza e l'attribuzione alle vittime di una identità religiosa che certamente non era così accentuata, nel tentativo di dare a questo conflitto una finalità religiosa che non era preponderante, ma che è servito ad accendere gli animi di una società molto militarista. Valori fortemente connotati al maschile hanno così dato il via a quella che è stata una guerra non dichiarata con assedi senza fine, come a Sarajevo e Mostar, cogliendo le popolazioni completamente di sorpresa come ancora testimoniano persone che abbiamo sentito in queste città.
Ci preoccupa inoltre la presenza di Erdogan (unico presidente a rappresentare il proprio paese) che in questi ultimi tempi di ha scelto il terreno di un’alleanza con il dittatore/lapidatore Ajmaddinhejad. Per la prima volta è stato presente Tadic, presidente della Serbia, anche se il parlamento serbo ha votato un documento in cui a ciò che è accaduto a Srebrenica si riconosce solo valore di massacro e non di genocidio.

Le numerose presenze politiche internazionali si sono espresse con un profluvio verbale che sembrava non voler avere fine, mentre le famiglie delle vittime accusavano malori per il caldo torrido.

Poi finalmente la sepoltura dopo tanta, troppa attesa.....