13 maggio 2008

Attaccata la casa delle Madres di Plaza de Mayo!


Da kabawil.splinder.com.
Dopo appena otto giorno dalle minacce di morte a Hebe de Bonafini e a sua figlia Alejandra, degli sconosciuti sono entrati all'alba di domenica 11 maggio e hanno distrutto vari uffici e stanze della Casa de las Madres e dell'Università Popolare delle Madres de Plaza de Mayo. Questi selvaggi hanno portato distruzione, hanno buttato all'aria gli uffici dell'Università, della Casa de las Madres, l'ufficio di Hebe de Bonafini e gli uffici amministrativi, ma non hanno portato via niente. La modalità con cui è stata eseguita l'azione devastante dimostra che si è trattato di un innegabile atto di intimidazione e minaccia contro le Madres de Plaza de Mayo.Alcune ore dopo il fatto, Hebe de Bonafini ha espresso la sua lettura politica del deprecabile episodio, dicendo:"Credo che sia molto chiaro. A mia figlia hanno detto: stiamo tornando e liquideremo te e tua madre. E questo è quanto sta succedendo perchè sono entrati nella Casa de las Madres, negli uffici della Stampa e nell'Università. Hanno rotto tutto, hanno aperto cassetti, hanno violato le serrature, rotto porte, hanno messo sottosopra tutto e non hanno portato via niente. Solo pochi soldi che avevo in ufficio, una borsetta dove ho il fazzoletto che indosso i giovedì in Piazza, un libretto con degli indirizzi, pochi, ma niente di più. Inoltre, dall'ufficio amministrativo non hanno prelevato gli assegni pronti per pagare i dipendenti della Radio e li hanno lasciati buttati a terra. Sono attivi. Io dico che ci offrono tutto quanto, ci offrono sicurezza, ci offrono custodia, ma il miglior modo per tutelarci è che i ministri, i sottosegretari, la polizia, indaghino e scoprano chi sono quelli che sono stati capaci di far questo, altrimenti non serve" ha concluso Hebe.
Diamo il nostro messaggio di solidarietà alle Madres de Plaza de Mayo scrivendo a madres@madres.org

4 maggio 2008

Ingrid Betancourt cittadina onoraria di Bologna


Prigioniera nella giungla colombiana dal 23 febbraio 2003
Per non perdere la speranza di vedere Ingrid viva
puoi firmare tutte le mattine dalle 9.30 circa in via Marconi 69/D

oppure puoi scrivere a : roberto_morgantini@er.cgil.it

1 maggio 2008

1° Maggio 2008 in Piazza Maggiore

Rispetto alla nostra soggettività politica riteniamo grave la situazione che si è creata in Italia non solo a seguito del prevalere delle forze più retrive e autoritarie nel governo del Paese , ma anche per le prospettive internazionali nelle quali queste forze si posizioneranno.

Si parla già di impegno maggiore rispetto ai luoghi della “guerra al terrore” e si fa un feticcio della “sicurezza”. Non possiamo dimenticare la tragica esperienza di Genova in cui “prove di regime” sono state fatte a spese di centinaia e centinaia di cittadine e cittadini non solo italiane e italiani.

Ci preoccupa in tal senso la criminalizzazione di ogni forma e voce di chi vuole difendere i beni comuni come l'acqua e il territorio (l’esperienza del “ No dal Molin” vale per tutti) e i diritti di scelta delle donne che chiedono la pillola del giorno dopo e che l'obiezione di “coscienza” non leda la loro autodeterminazione.

Ci sono segnali preoccupanti di indottrinamento e di graduale erosione della laicità come tratto distintivo dei luoghi pubblici, dall'ingerenza religiosa nella scuola in continuo aumento, ai corsi prematrimoniali proposti dal Comune di Bologna per chi si vuole sposare civilmente, gestiti da un'associazione cattolica che ha a fondamento la difesa della vita a partire dal concepimento.

Rinnovate e potenti forme di controllo sociale si esercitano attraverso gerarchizzazioni in tutti gli ambiti.
Si cerca di spogliare i lavoratori e le lavoratrici dei diritti all'autoorganizzazione e alla contrattazione, presentandoli come ostacoli allo sviluppo, mentre non si affronta in maniera seria né il problema della qualità del lavoro né quello della sicurezza.
L'aumento delle spese militari, il coinvolgimento nel commercio delle armi e nelle guerre permanenti sono decisi da gerarchie politiche, militari e finanziarie, in spregio al dettato della nostra Costituzione.

C'è una riaffermazione dura di un sistema gerarchico a sostegno di un autoritarismo diffuso nella società che decide chi deve contare e chi no a dispetto di ogni principio democratico.
Si tratta di nuove gerarchie patriarcali che cancellano le donne e le loro intelligenze dai luoghi delle decisioni, impoverendo la società nel suo complesso e impedendo un cambiamento di prospettive politiche e culturali.
In questo quadro si intensificano le violenze e le forme di sfruttamento nei confronti delle donne native e migranti, queste ultime più indifese perché rese invisibili dall'indifferenza generale.